La grande arte contemporanea russa arriva a Venezia, dove, all’interno del Ca’ Foscari Esposizioni, verrà presto inaugurata un’ampia rassegna curata da Danilo Eccher e dedicata al pittore russo Valery Koshlyakov.
L’allestimento, intitolata “Valery Koshlyakov – Non smettiamo di costruire l’utopia“, sarà visitabile dall’11 maggio al 29 luglio e rappresentata per l’artista un grande ritorno in Laguna, dove già nel 2003 era stato tra i protagonisti della Biennale.
Tutto il percorso artistico di Koshlyakov, osserva Eccher, appare quello instabile e precario di una costante oscillazione fra l’eleganza di una cultura nobile e la durezza di una realtà materica brutale, consapevole e orgoglioso del ricco patrimonio storico ma anche attento ai rigurgiti di una contemporaneità spietata, abile nel dominio di forme e spazi ma pronto a sporcarsi le mani con i linguaggi più ruvidi: Koshlyakov è sensibile poeta e guerriero barbaro.
Koshlyakov, che vive tra Parigi e Mosca, appare con le sue opere in molte importanti collezioni: in Italia al Macro, in Francia presso il Centre Pompidou di Parigi e ovviamente in alcuni dei principali musei russi, come la Galleria Tret’jakov di Mosca o il Museo Russo di San Pietroburgo.
Il pittore ha inoltre esposto le sue opere al Louvre di Parigi, al Guggenheim di New York e Bilbao, al Museo Puskin di Mosca e al John F. Kennedy Center for the Performing Arts in Washington, DC.
Le grandi tele dell’artista russo ritraggono la sua intima fragilità, un sofferto stato di ansietà che si fissa nelle sue opere, tra la monumentalità delle rovine classiche ritratte, all’interno delle quali si alternano simboli di città, di popoli, di epoche, aspetti visionari di un’arte che non smette di rincorrere l’Utopia. Il Cremlino o Notre Dame, il Colosseo o il Pantheon, Place de la Concorde o Piazza San Pietro, le rovine di Pompei o le architetture staliniane: tutto è utilizzato per trasmettere immagini in perenne bilico fra speranza e realtà.
Questi monumenti all’apparenza colossali ed eterni nei dipinti di Koshlyakov assumono così l’aspetto di meravigliose e fragili macerie, ripulite e condotte dall’artista verso la loro vera essenza. L’artista, che rincorre così la fragilità utopica dei sogni artificiali, degli edifici del potere, dell’inevitabile dissolversi di ogni grandezza, non poteva dimenticare Venezia, nella sua delicata bellezza, ispirazione ideale per alcuni dei suoi ultimi grandi lavori. Nella prossima mostra veneziana saranno presenti pertanto anche opere che fanno riferimento alla città lagunare e ai suoi famosi Palazzi storici.