Le Borse europee chiudono la scorsa settimana con una prestazione piuttosto prudente, sulla scia di dati abbastanza deludenti provenienti dall’economia americana, e dalle crescenti incertezze geopolitiche.
Ne deriva che la Borsa milanese rallenta nel finale mantenendosi comunque in una situazione di rialzo (+ 0,06%), Francoforte e Parigi chiudono invariate, mentre Londra perde lo 0,4% (appesantita tuttavia anche dai economici interni, come il rallentamento del Pil nel primo trimestre d’anno).
Come accennato nelle righe di cui sopra, a costituire determinanti negative per lo sviluppo recente delle principali piazze finanziarie europee ci hanno pensato i crescenti rischi geopolitici, soprattutto dopo che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato che la guerra con la Corea del Nord non solo non si può escludere, ma che sarebbe un “grande conflitto”.
Parla di rischi geopolitici anche Mario Draghi, che ricorda come diversamente da quanto accaduto nel passato, le minacce più grandi per la tenuta della ripresa economica dell’area euro arrivino soprattutto dall’esterno, più che dall’interno.
Per quanto attiene gli altri spunti di trading, l’euro è nuovamente vicino a quota 1,09, mentre lo spread tra i Btp e i Bund è stabile poco sotto quota 200 punti, con il rendimento dei decennali italiani al 2,26 per cento, e quello degli equivalenti tedeschi allo 0,31 per cento.
Per quanto concerne il petrolio, il greggio quota ancora sotto la soglia di 50 dollari al barile nonostante un discreto recupero nel pomeriggio di venerdì. Rimane debole l’oro, con gli investitori che evidentemente rimangono cauti sul lingotto, in area 1.265 dollari l’oncia.
Sul fronte dei dati macro, il maggiore elemento di rilievo è dato dall’annuncio dell’aggiornamento della statistica sul Prodotto interno lordo Usa, aumentato nel primo trimestre dello 0,7%, con un ritmo molto più lento delle attese degli analisti, che attendevano un aumento di un punto percentuale.
Si tratta altresì del peggiore incremento all’inizio del 2014. Nel dettaglio, nel periodo in esame la spesa al consumo a stelle e strisce è aumentata di soli 0,3 punti percentuali, ben al di sotto del 3,5 per cento del trimestre precedente, per un livello che è il peggiore dal 2009 a questa parte.