Una app per monitorare lo stato di lavoro di un dipendente, le sue effettive ore in ufficio e le sue assenze: adesso esiste. Si chiama “Strajob” ed è, né più né meno, che una sorta di cartellino digitale da timbrare tutte le mattine. “Il rapporto di lavoro deve essere dimostrato e questo è un tassello fondamentale se si va in contenzioso”, spiega Gualtiero Biondo, coordinatore degli uffici vertenze di Cisl in tutta Italia.
È proprio dall’ufficio vertenze della Cisl che arriva l’allarme: 7500 cause per contratti irregolari, lavoratori in nero da mesi, o addirittura da anni, part time che nascondevano invece un tempo pieno pagato però la metà in chiaro e il restante 50% fuori busta, straordinari mai saldati, voucher adoperati in maniera abusiva e incontrollata. “Un bacino di interesse in cui i giovani under 35 sono la maggioranza”, conclude il sindacato, evidenziando chiaramente la fascia di età più a rischio.
È qui che entra in scena Strajob: quando scattano cause del genere, poter dimostrare di aver lavorato e di aver lavorato per le precise ore che si rivendicano diventa di importanza vitale. La nuova app, oltre a monitorare le azioni di eventuali “furbetti del cartellino”, servirà proprio a tutelare i lavoratori sfruttati e non in regola.
Ma come funziona Strajob? Molto semplice: si tratta in pratica di un sistema che georeferenzia il dipendente in un punto fisico, che corrisponderà ovviamente al luogo di lavoro, calcolando quanto tempo trascorre all’interno del perimetro selezionato.
“Dopo aver scaricato la app il lavoratore disegna con la mano sulla mappa il perimetro dell’area in cui lavora”, spiega Silvia Pugi, fondatore della società che ha sviluppato Strajob, Lex&Bit. L’area può essere circoscritta a un edificio, a un isolato o anche a un quartiere e, se si lavora in più zone, si possono indicare più punti.
La app si attiva in automatico quando il lavoratore entra nel perimetro e accende il cronometro che misura la permanenza all’interno dell’area di lavoro.
“Quando esce”, prosegue Pugi, “il lavoratore riceve un rapporto direttamente sul suo telefonino con il conteggio delle ore lavorate”.
I dati restano in mano al dipendente e sono riservati, senza che il datore di lavoro ne sia a conoscenza.
“Il punto è che il datore di lavoro ha sempre avuto strumenti per misurare quanto lavori un dipendente”, osservano gli sviluppatori. “La nostra idea è che sia il lavoratore a misurare la sua attività per poter dimostrare quello che fa”.