Siamo già nel vivo del secondo trimestre finanziario del 2017, ma proseguono le analisi dello scorso anno, analisi relative proprio alla Borsa italiana e che descrivono un mercato azionario sempre più piccolo, un mercato delle obbligazioni in netto calo, ma che evidenziano anche una rinnovata attenzione degli investitori esteri per il nostro Paese.
É quanto emerge dalla Relazione Consob 2016, che accompagna il discorso al mercato del presidente Giuseppe. Andiamo quindi più nel dettaglio e vediamo cosa è cambiato a Piazza Affari durante il 2016, in modo da poter approntare le dovute strategie per l’anno in corso.
Bisogna del resto conoscere bene lo storico di Piazza Affari per poter investire in piena sicurezza, rivolgendosi magari al sito Mercati24 o altri portali del settore per carpire quante più informazioni disponibili sulla Borsa italiana.
Nel 2016 Piazza Affari ha visto scendere l’indice principale del 10%, con la capitalizzazione del listino passata dal 35 al 31,6% del Pil, il numero delle società quotate domestiche ridotto a 240 e con il controvalore degli scambi che dal 2015 si è ridotto di oltre un quinto (-22%). Ma non è tutto: il mercato azionario gioca sempre meno il ruolo di raccolta dei capitali, per finanziare la crescita, e alla fine distribuisce più di quanto riceva.
Nel 2016 infatti le società quotate hanno raccolto fondi per 6 miliardi, mentre, tra dividendi, buy back e offerte pubbliche di acquisto, sono stati redistribuiti agli azionisti quasi 21 miliardi di euro. Come già accennato, anche il mercato delle obbligazioni ha fatto riscontrare un netto calo, con il numero e l’importo dei bond, Certificates e covered warrant emessi che si è dimezzato. In calo anche il peso dei titoli di Stato, mentre è aumentata la presenza delle gestioni patrimoniali.
Eppure, nonostante quanto appena detto, l’analisi recentemente pubblicata dalla Consob pone l’attenzione anche su un dato molto positivo: quello relativo agli investitori esteri. Da un paio di anni infatti quasi un terzo del listino ha almeno un investitore istituzionale estero nel capitale. Il numero di società è passato da 47 nel 2009 a 70 nel 2015.
Una presenza diventata più importante anche dal punto di vista “qualitativo”: gli investitori esteri infatti partecipano sempre più alle assemblee: nelle prime 100 per capitalizzazione, la media degli istituzionali esteri è quasi il 18% del capitale rappresentato in assemblea, (percentuale che sale al 19,1 se si aggiungono gli istituzionali italiani) contro il 10,4% del 2012.